Come promesso, ecco l’articolo sul dolcificante.
Se siete delle vere esperte in materia di edulcoranti non vi sto dicendo niente di nuovo. Ma se invece siete proprio come me, da tempo alla ricerca di una sostanza alternativa allo zucchero, ma dal gusto accettabile, vi interesserà sapere che:
LA RICERCA È FINITA! Ho trovato un sostituto artificiale dello zucchero praticamente perfetto. Si tratta dell’eritritolo. Da Wikipedia: L’eritritolo ((2R,3S)-butan-1,2,3,4-tetraolo, o E968) è un polialcol naturalmente presente nella frutta e nei cibi fermentati.[1] È utilizzato con successo come dolcificante naturale in quanto ha zero calorie, ma un ottimo sapore, privo di retrogusti.
Per me è importante aggiungere che finora ho trovato disgustosi tutti gli edulcoranti in commercio e perfino la Stevia – di origine completamente naturale. Ma con l’eritritolo non è così, non ha veramente nessun retrogusto se usato nella macedonia o in the e tisane. Nel caso del caffè si nota una leggera differenza, ma come si dice in Abruzzo: “da una parte deve pendere l’asino”! Niente e nessuno è perfetto.
Nelle tisane e nel the, ed è questo quello che conta per me, l’eritritolo è indistinguibile dallo zucchero. Io utilizzo questo edulcorante dal 2015 e non ho potuto constatare nessun effetto indesiderato.
In sintesi questo dolcificante merita una raccomandazione senza riserve.
Infatti non contiene calorie, come dimostrato dalle formiche che ignorano completamente la zuccheriera con l’eritritolo!
Aggiungo qui una valutazione (molto abbreviata) dell’OMS.
Gli studi clinici hanno dimostrato che l’eritritolo viene tollerato bene e non provoca effetti tossicologici rilevanti, neanche dopo un’esposizione ad alti dosaggi. L’eritritolo somministrato oralmente agli esseri umani è stato assorbito rapidamente dal tratto gastrointestinale ed espulso quantitativamente nell’urina senza attraversare una trasformazione metabolica … si può concludere, sulla base degli studi disponibili, che l’eritritolo non ha prodotto nessuna prova di tossicità”. (Food and Chemical Toxicology 36 (1998) 1139-1174)